Bari, convento e poi tribunale militare: la storia del "Bebbone" e della cappella di Santa Colomba
Letto: 4924 volte
venerdì 3 maggio 2024
Letto: 4924 volte
di Giancarlo Liuzzi - foto Rafael La Perna
Siamo in un’area della città che rappresenta una sorta di “terra di mezzo”, stretta com’è fra tre quartieri: Bari Vecchia, Murat e Libertà. Ed è proprio qui che si staglia l’antico immobile, il primo a essere costruito fuori dalle mura del centro storico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Venne innalzato tra il 1748 e il 1749 come casa della Missione dei padri Vincenziani, i quali erano anche conosciuti come “bobbisti” perché a Bobbio, in provincia di Piacenza, avevano una grossa comunità. Da qui il particolare soprannome dell’edificio, in passato conosciuto come "u Bebbone".
Il monastero fu anche dotato di una cappella dedicata a Santa Colomba di Sens. Quest’ultima era una nobile vergine spagnola martirizzata nel III secolo dall'imperatore Aureliano, le cui reliquie era custodite dai vincenziani. Le spoglie furono così sistemate in una teca al di sotto dell'altare maggiore, lì dove sono rimaste sino al 1939, anno in cui sono state spostate nella cripta della Cattedrale di San Sabino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una curiosità: il corpo della santa appare come mummificato, anche se indagini effettuate nel 2005 hanno dimostrato che si tratta in realtà di ossa umane ricomposte e tenute insieme da uno strato di cartapesta rivestita di seta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A seguito della soppressione degli ordini religiosi del 1806 l’edificio divenne (fino al 1815) sede di un convitto maschile. Ritornò poi in possesso dei Vincenziani ma, dopo l’Unità d’Italia nel 1861, venne assorbito dal Demanio divenendo nel 1863 prima caserma dei Carabinieri, dopo ospedale militare e infine, dal 1962, tribunale militare e sede di varie associazioni d’arma (alpini, bersaglieri e paracadutisti).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dal 2008 però, con la chiusura degli uffici e l’abbandono di molte delle associazioni, l’edificio perse la sua funzione. Oggi come detto ospita soltanto alcune abitazioni private di militari, conservando però la chiesetta divenuta luogo di culto per diversi gruppi religiosi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma veniamo all’architettura del “Bebbone”, che si presenta con la sua facciata color sabbia che si innalza su tre livelli più uno interrato, contraddistinto da un bugnato in pietra. La composizione del prospetto è semplice con finestre rettangolari con grate in ferro. Non vi sono balconi, ad eccezione di una sinuosa ringhiera sul lato di piazza Massari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulla facciata principale, che si allunga su via San Francesco d’Assisi per quasi cento metri, sono presenti tre diversi accessi. Quello centrale, ormai murato, è sovrastato da un raffinato timpano spezzato, quelli laterali sono più sobri e conservano ancora le targhe delle varie associazioni ospitate un tempo nell’edificio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Circumnavighiamo ora l’edificio per raggiungere la parte posteriore in via Villari, stradina aperta nell’800 che tagliò parte dell’originario convento. Da questo lato la struttura è a due piani e nasconde, dietro un cancello nero, il cortile interno. Mentre alzando lo sguardo è possibile scorgere l’ampio timpano che sovrasta l’immobile, decorato con un piccolo rosone a 12 raggi: unico riferimento al passato religioso del complesso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma è arrivato il momento di entrare. Lo facciamo da via San Francesco d’Assisi attraverso il portone di sinistra in legno, al cui lato è affissa una targa: ricorda il periodo in cui il politico Aldo Moro lavorò nell’edificio come sostituto procuratore. Varcato l’accesso eccoci in un piccolo androne con volta a stella, limitata da due arcate che “poggiano” su capitelli color crema.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di fronte a noi abbiamo tre porte, quella di destra sovrastata da una piccola croce: l’ingresso della cappella di Santa Colomba. Ci ritroviamo così in un caldo ambiente a navata unica le cui pareti color ocra sono abbellite da lesene e fregi vegetali. Il soffitto voltato invece mostra geometriche cornici modanate a stucco bianco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci facciamo strada tra le panche in legno laterali, sistemate su un’elegante pavimento, e incrociamo due altarini in pietra dipinti a effetto marmo. Al di sopra vi sono due nicchie prive di statue, così come risultano vuoti i medaglioni situati sui muri che ospitavano le tele di San Gennaro e San Nicola. In realtà guardando bene capiamo come sia tutto l’ambiente a essere privo di immagini ecclesiastiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il tempio accoglie infatti i gruppi religiosi di Bari che non hanno un luogo dove celebrare le loro funzioni. E molti di loro come anglicani, copti, battisti o avventisti, credono nella Trinità ma non approvano le raffigurazioni dei santi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Unica eccezione è la statua della Vergine, posizionata al centro del sontuoso altare maggiore, contraddistinto da quattro colonne con capitelli corinzi dorati. Queste reggono un raffinato fastigio che reca al centro una colomba su una nuvola. Alla base dell’ara c’è invece lo spazio rettangolare che ospitava le reliquie di Santa Colomba.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alziamo ora lo sguardo per ammirare l’interno della cupola. La parte laterale è scandita da lesene che delimitano le due grate dalle quali i monaci seguivano la messa, oltre a un balconcino che ospita un antico organo abbandonato. La parte centrale, divisa in otto raggi, è invece riccamente decorata con affreschi raffiguranti fronde vegetali dorate e medaglioni ovali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sull’altare è anche posizionato il logo dell’associazione che da oltre vent’anni si occupa della chiesa. «È intitolata ad Anna Sinigaglia, componente della chiesa evangelica Battista, che nel 1986 costituì a Bari la prima corale ecumenica d’Italia – ci spiega il responsabile Pasquale Belviso -. Il gruppo, di oltre 40 componenti, esegue composizioni polifoniche e solistiche, a volte con parti recitate, della tradizione cattolica, ortodossa, protestante ed ebraica. Si è esibito in tutta la Penisola: a Trieste, La Spezia, Assisi e perfino in Austria, a Graz».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima di lasciare l’edificio visitiamo parte del restante complesso. Attraverso una porta ci troviamo in un ambiente sui cui lati si diramano dei lunghi corridoi con diversi locali ormai abbandonati. All’inizio delle scale che conducono ai piani superiori scoviamo però una targa in metallo con la scritta “Procura militare”: ricordo di una delle svariate funzioni svolte dal secolare “Bebbone”.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Anna Marotta - Edificio da sempre conosciuto come tribuna miliare, e non come edificio che ha ospitato varie...realtà. Grazie per il bellissimo articolo.